L’Agenda 2030 ONU e il freno della pandemia: quali obiettivi sono a rischio?

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    Il mondo travolto dalla pandemia da Covid-19 rischia di non riuscire a raggiungere nessuno degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDG) dell’Agenda 2030 in tempo. Questo il preoccupante scenario dipinto dal Rapporto annuale delle Nazioni Unite 2020 sull’avanzamento dei SDG presentato. Il Segretario Generale dell’ONU Antonio Guterrez ha commentato così i dati e le prospettive: “Ora, a causa del Covid-19, una crisi sanitaria, economica e sociale senza precedenti sta minacciando vite umane e mezzi di sussistenza, rendendo ancora più accidentato il cammino per il raggiungimento degli Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile”, a cui ha aggiunto: “sebbene il nuovo coronavirus colpisca qualsiasi soggetto e comunità, la sua azione non è identica. Al contrario, ha esposto ed esacerbato ancor più le disuguaglianze e le ingiustizie preesistenti”.

    Dal rapporto emerge come dei 17 obiettivi individuati, 10 sono stati condizionati negativamente dalla pandemia, 2 sono rimasti invariati e 5 ne hanno tratto beneficio come, ad esempio, il ricorso a fonti di energia rinnovabili. Osservando quelli che hanno subito uno stop, invece, si osserva che riguardano principi fondamentali come la lotta contro la fame nel mondo, la tutela della salute e del benessere, e la riduzione degli sprechi per una filiera sostenibile e rispettosa dell’ambiente.

    Vediamo, dunque, in che modo il Covid-19 sta compromettendo e rallentando l’avvicinamento agli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030, evidenziando quelli che sono connessi all’ambito dell’alimentazione, della salute e dei consumi sostenibili.

    Agenda 2030, Covid-19 e sicurezza alimentare: passi indietro nel 2020

    Sottoscritta il 25 settembre 2015 dai governi dei 193 Paesi membri delle Nazioni Unite, e approvata dall’Assemblea Generale dell’ONU, l’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile è un programma d’azione per le persone, il pianeta e la prosperità. È costituita da 17 obiettivi – definiti come Obiettivi di Sviluppo Sostenibile oppure SDG dall’inglese Sustainable Development Goals – che abbracciano diversi ambiti della vita individuale e collettiva. Il 2030 è l’anno entro il quale le Nazioni Unite, e gli Stati che hanno aderito alla documento, programmavano di ottenere risultati tangibili; una risposta globale forte e concreta alle sfide della contemporaneità, prima fra tutte quella del cambiamento climatico.

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    Ogni anno, le Nazioni Unite pubblicano un rapporto che analizza i progressi compiuti dagli Stati e le battute d’arresto, in maniera tale che sia possibile monitorare l’andamento degli SDG ed eventualmente richiamare i governi a un’azione puntuale e più efficace. È, dunque, il report pubblicato nel 2020, che include i dati relativi all’anno precedente e le proiezioni per quello in corso, a suggerire che la pandemia – e la crisi sanitaria, economica e sociale da essa causata – è già un forte fattore di rallentamento per il raggiungimento degli obiettivi.

    Povertà zero

    La lotta per l’eliminazione della povertà è la priorità dall’Agenda 2030, e la strada da compiere è ancora lunga. L’ONU ha stimato che, nel 2019, l’8,2% della popolazione globale vivesse in condizione di povertà e aggiunge che, nel 2020, saranno circa 71 milioni le persone che si aggiungeranno a questo numero, soprattutto nella parte meridionale dell’Asia e in Africa Sub-sahariana. Il segmento maggiormente colpito dalla crisi è quello delle persone nella cosiddetta “povertà lavorativa”, ovvero lavoratori e lavoratrici che si trovano nella condizione di non avere beni a sufficienza per vivere dignitosamente. Nell’aprile del 2020, le Nazioni Unite hanno registrato che l’81% dei datori di lavoro e il 66% dei lavoratori autonomi sono stati colpiti dagli effetti della pandemia, le cui conseguenze – che verranno descritte nei prossimi anni – spingeranno nuove percentuali della popolazione in condizioni di povertà, a partire da donne e giovani.

    Fame zero

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    Cresce a causa della pandemia (e non soltanto) anche la percentuale di persone che soffrono la fame o sono in condizioni di malnutrizione. Un dato che la FAO, l’organizzazione delle Nazioni Unite che si occupa di cibo e agricoltura, ha evidenziato sia nel rapporto pubblicato nel 2019 dedicato alla fame nel mondo sia in quello del 2020, con focus sull’accessibilità di una dieta sana. L’ONU stessa aggiunge: nel 2019, erano quasi 690 milioni le persone denutrite e si stima che, l’anno scorso, esse siano aumentate di 132 milioni. Numeri che evidenziano come l’obiettivo dell’eliminazione della fame sia ancora molto lontano.

    Salute e benessere

    Il terzo Obiettivo di Sviluppo Sostenibile riguarda salute e benessere, e fino allo scorso anno registrava miglioramenti significativi. La pandemia, però, ha colpito duramente i sistemi sanitari in tutte le parti del mondo e il rischio concreto è, secondo l’ONU, di vanificare quanto fatto fino ad ora, soprattutto in alcuni campi:

    • riduzione della mortalità infantile e a causa del parto;
    • azioni per favorire la pianificazione familiare;
    • campagne di vaccinazione infantili;
    • attività di prevenzione a 360°.

    Nel momento in cui la maggioranza del personale sanitario, delle strutture e degli investimenti sono destinati alla lotta contro il Covid-19, meno risorse è disposto per far fronte al resto delle esigenze di salute della popolazione. Minore attenzione, ad esempio, verso argomenti come l’obesità o il sovrappeso in età infantile potrebbe portare a un peggioramento della qualità della vita di molte persone, con un maggior rischio di sviluppare patologie come quelle cardiovascolari e il diabete – come abbiamo approfondito nel corso della nostra campagna “Crescere a tavola”.

    Istruzione di qualità

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    Solo il 60% dei giovani e delle giovani avrebbe completato l’istruzione secondaria superiore entro il 2030, ed è proprio su questo punto che insiste il quarto SDG dedicato all’istruzione. L’ONU però sottolinea come la pandemia – con la chiusura delle scuole per ridurre la diffusione del virus – porterà a una crisi educativa profonda e grave, che richiede un’azione decisa e pronta da parte dei Governi. Infatti, le soluzioni di didattica a distanza sono state implementate in quattro Paesi su cinque (su scala globale), ma almeno 500 milioni di bambini e giorni sono ad oggi esclusi. Inoltre, come denunciava Save the Children già nella primavera del 2020, la chiusura delle scuole e lo scivolamento nella povertà di migliaia di famiglie solo in Italia, rischia di favorire l’abbandono scolastico e la povertà alimentare. Ciò significa bambini che, senza scuola, non hanno accesso a una dieta sana e a tutti i nutrienti di cui avrebbero bisogno per crescere in salute.

    Acqua pulita e igiene

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    Settimo Obiettivo di Sviluppo Sostenibile riguarda l’acqua e, in particolare, richiama gli Stati ad assicurare la disponibilità e la gestione sostenibile di acqua e igiene per tutti. L’emergenza da Covid-19 ha fatto emergere chiaramente la presenza di miliardi di persone (2,2 miliardi secondo le Nazioni Unite) al mondo che non dispongono ancora di servizi igienico-sanitari adeguati. 

    Investire sull’accesso all’acqua è prioritario, evidenzia l’ONU, proprio per arginare la diffusione della pandemia e, a cascata, gli effetti negativi sugli altri obiettivi dell’Agenda 2030. Un ambiente salubre e l’acqua svolgono un ruolo cruciale nella prevenzione da Covid-19: basti pensare all’importanza di lavare e sanificare con frequenza durante il giorno le mani. Non poterlo fare espone miliardi di persone a un maggiore rischio di contagio, anche in Italia come denunciano le associazioni e i sindacati – tra cui Medici per i Diritti Umani – che operano sul campo negli insediamenti informali dove, ancora nel 2020, vivono migliaia di braccianti impiegati nei campi.

    Consumo e produzione responsabile

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    Infine, l’ultimo Obiettivo di Sviluppo Sostenibile legato all’ambito dell’alimentazione e della salute che potrebbe non essere raggiunto in tempo a causa della pandemia è il dodicesimo: consumo e produzione responsabile. Tra le priorità per raggiungere questo obiettivo, le Nazioni Unite inseriscono la lotta contro gli sprechi alimentari. Stimano, infatti, che il 13,8% del cibo si perda nelle fasi di trasporto, stoccaggio e lavorazione, percentuale che corrisponde a più di 400 miliardi di dollari ogni anno. L’analisi evidenzia come la maggioranze degli sprechi avviene nell’Asia centrale e meridionale (20,7%) seguita da Europa e Nord America (15,7%) e Africa Sub-Sahariana (14,0%).

    Le Nazioni Unite richiamano l’attenzione degli Stati su questo argomento, sollecitando lo sviluppo di piani di risposta alla pandemia fondati sulla sostenibilità, sull’economia circolare e sull’incentivo a modelli di consumo green e rispettosi dell’ambiente.

    Quali soluzioni possibili?

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    L’appello delle Nazioni Unite è a non dimenticare l’Agenda 2030 e ad attuare politiche orientate agli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, anche nell’affrontare la pandemia. Il richiamo, però, non si limita soltanto agli Stati, ma anche alle stesse agenzie dell’ONU, agli enti pubblici, alle fondazioni private, al terzo settore e alla società civile. La FAO, ad esempio, si è già attivata su più piani. Da un lato, insieme ad alcuni Paesi tra cui l’Italia, ha lanciato la Food Coalition, ovvero un programma globale con l’obiettivo di rinforzare e adeguare alla pandemia le azioni per raggiungere l’obiettivo dell’Agenda 2030 Fame Zero. Dall’altro, ha sviluppato materiali e iniziative dedicate alla sana alimentazione in occasione dell’Anno Internazionale della Frutta e della Verdura, indetto dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Un’opportunità in più per agire sul piano della prevenzione, della salute e del consumo consapevole su scala globale.

    Infine, molto significativa anche la scelta di assegnare il Premio Nobel per la Pace al World Food Programme, proprio in virtù degli sforzi compiuti sul campo per arginare gli effetti drammatici della pandemia. Il WFP, nella consapevolezza che la nuova emergenza è quella del cambiamento climatico anche in tempo di pandemia, agisce contro la fame per la riduzione degli sprechi alimentari e per lo sviluppo di sistemi di produzione sostenibili per l’ambiente e per le persone.

    In conclusione, il Sottosegretario Generale per gli Affari economici e Sociali delle Nazioni Unite, Liu Zhenmin, ribadisce: “I principi su cui sono stati definiti gli SDG costituiscono la chiave per ripartire nel modo migliore dopo l’emergenza COVID-19. Il perseguimento costante di tali Obiettivi universali manterrà i Governi focalizzati sulla crescita, nonché sull’inclusione, l’equità e la sostenibilità. La risposta comune alla pandemia può essere considerata una sorta di ‘riscaldamento’ per prepararci a prevenire una crisi ancora più grande, quella del cambiamento climatico a livello globale, i cui effetti stanno già diventando fin troppo familiari.”

    Eravate a conoscenza degli obiettivi dell’Agenda 2030?

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