Arachidi e diabete, si possono mangiare? Ecco il parere del nutrizionista

Le arachidi sono le protagoniste di feste, aperitivi, momenti di pausa. Sono piacevoli da aprire quando le si trova vendute nel loro involucro, e gustose da mangiare sia al naturale che salate. Spesso sono viste come un’alternativa più sana rispetto ad altri finger food serviti con il calice o lo spritz, ma è davvero così? Le arachidi possono non essere un cibo adatto a tutti, e non soltanto in quanto allergene di vasta fama. Ad esempio, le arachidi si possono mangiare in caso di diabete?

Concedersi le arachidi con il diabete… oppure no?

Non sempre il cibo gustoso è dannoso: alcuni studi hanno rilevato un rapporto positivo tra il consumo di arachidi e la minor incidenza di diabete mellito e tumori. Anche in caso si soffra già di diabete le arachidi sono concesse. Il quantitativo da non superare ogni giorno è di ca.30 gr, alternandole magari con altra frutta secca a guscio. Le arachidi non alzano la glicemia e apportano numerose fibre in grado di mantenerci sazi a lungo e regolare la velocità con cui gli zuccheri vengono tramutati in glicemia alta. L’indice glicemico delle arachidi è di 14, considerato dunque basso.

Arachidi, cosa sono e perché mangiarle

Le arachidi sono i semi di una pianta erbacea annuale: vengono dunque raccolte da sotto terra e, come molti altri semi, racchiudono al loro interno molta energia. Si tratta di un prodotto particolarmente calorico, ma anche ricco di proprietà. Sono ricchissime di proteine e di minerali, come potassio, magnesio, ferro, fosforo, calcio e magnesio, oltre a utili oligoelementi come zinco, rame, manganese e fluoro.  Le arachidi sono una preziosa fonte di Omega-6 , oltre a fornire folati, vitamina E e vitamina B6 e B3. Apportano grassi monoinsaturi in grado di ridurre i livelli di colesterolo cattivo. Le arachidi contengono inoltre acido p-cumarico e resveratrolo, due potenti antiossidanti in grado di ridurre lo stress ossidativo e l’invecchiamento cellulare.