I kiwi sono un frutto offerto dalla stagione autunnale: maturano da settembre e si trovano sui mercati lungo tutto l’inverno. Sono ricchissimi di vitamine, proprio quelle più indispensabili a passare indenni la stagione da cui maturano in poi, la più fredda nell’anno e in grado di mettere a dura prova il nostro organismo. A fronte di poche calorie -61 ogni 100 gr di prodotto, i kiwi apportano tantissimo potassio, estremamente benefico per la salute dell’apparato cardiocircolatorio, oltre a fibre, ferro, magnesio, calcio e tantissima vitamina C, in grado di rafforzare le nostre difese immunitarie. Ma cosa succede a chi mangia i kiwi con il colesterolo alto?
Kiwi e colesterolo, ecco perché fa bene
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I kiwi sono di supporto all’intero apparato cardiocircolatorio: grazie alla ricchezza di antiossidanti i kiwi sono in grado di contrastare l’ipertensione e ridurre il rischio di ictus ed infarto. I kiwi migliorano il profilo lipidico-ematico, riducendo i trigliceridi e favorendo l’aumento del colesterolo buono (HDL) e la riduzione del colesterolo cattivo (LDL). Inoltre il potassio migliora la fluidificazione del sangue, regola e riduce sia la pressione sistolica che quella diastolica. Per ottenere tutti questi benefici, il consumo ideale di kiwi si attesta intorno a due frutti al giorno.
Tutte le benefiche proprietà dei kiwi
I kiwi svolgono un ruolo protettivo chiave nella vista: apportando antiossidanti come zeaxantina e luteina, riducono il rischio di sviluppare degenerazione della macula, con conseguente perdita della vista.
Il kiwi favorisce la digestione, grazie ad un particolare enzima in esso contenuto, il proteolitico actinidia, che prende il nome dalla famiglia botanica a cui il kiwi appartiene. La presenza di acido ascorbico favorisce l’assorbimento del ferro contenuto nei vegetali, il che lo rende il frutto ideale da consumare a fine pasto.
I kiwi migliorano il transito intestinale, risultando persino leggermente lassativi se consumati in eccesso. Da alcuni studi sembrano in grado di ridurre l’incidenza di diabete di tipo 2 e proteggere dall’insorgenza di malattie croniche e degenerative.