Salute

Allarme tonno in scatola: pazzesco, ecco cosa può contenere

Alimento apprezzato tutto l’anno, il tonno in scatola è particolarmente amato in estate, quando diviene ingrediente fresco di molte insalate di riso, pomodori ripieni ed insalate, oltre che fungere da farcia per panini e tramezzini. Il tonno in scatola è una soluzione facile e veloce per preparare spuntini e pasti da pic-nic.  Ci evita di doverci mettere ai fornelli quando il calore ci ha già tolto tutta la voglia e spesso, le energie necessarie. E sembra una buona soluzione per consumare pesce senza doverlo comprare, pulire, spinare e cucinare, senza mai essere sicuri del risultato. Le scatolette sono affidabili, economiche e sembra, sicure. Ma ne possiamo essere certi? Ecco cosa può contenere il tonno in scatola.

Tonno in scatola sotto la lente di ingrandimento dei nutrizionisti

Nonostante non ci siano differenze nutritive tra il tonno fresco e quello in conserva, le lattine di tonno sono spesso sotto accusa. Un po’ per il processo produttivo, parzialmente per il fatto di essere contenuto in alluminio, ma anche per la naturale diffidenza verso le conserve, in particolar modo quelle di pesce. Per ovviare al primo problema è sufficiente affidarsi ad aziende note, e per una maggior qualità a quelle artigianali. Per il secondo, si può optare per il tonno conservato in vetro, magari al naturale e privo di conservanti. I prodotti sterilizzati poi sono in genere sicuri, dato che le aziende conserviere sottostanno a numerose norme alimentari con conseguenti controlli, anche stringenti. Ma allora da dove viene tutta questa diffidenza?

Tonno e mercurio, l’eterno problema

Purtroppo il tonno contiene metilmercurio, una sostanza sviluppata dal pesce stesso durante il suo normale ciclo biologico. Qualsiasi tonno ne contiene in percentuali variabili, quindi non c’è differenza comunque tra acquistare tonno fresco o in conserva. L’agenzia Europea per la sicurezza alimentare ha fissato dei limiti di tolleranza riguardo la presenza di questa sostanza nel tonno e, anzi, le aziende conserviere sono presumibilmente più controllate che i mercati del pesce, dato che per sua natura smercia il prodotto in tempi necessariamente molto rapidi.

Sara Ester

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